REBUS 2

Il Rebus, dal latino con le cose, è un gioco enigmistico classico, consistente in una vignetta che il solutore dovrà interpretare per ricavarne una frase risolutiva dal senso compiuto.

Parliamo quindi di enigma, un enigma da risolvere, come enigmatica è la vita che ci circonda nelle sue improvvise ebdomeriche realtà, nascoste ai più ma presenti ovunque, limpide agli occhi di un bambino e a chi riesce, nella sospensione mentale dell’attesa, di vedere con l’occhio interno la visione altra…l’essenza del reale oltre la realtà, “serena e profonda come un pomeriggio d’autunno” (Nietzsche).

Enigmi che diventano la scenografia del nostro vagabondare dove, come ad un flaneur surrealista, visioni, sensazioni ed emozioni attivano il corto circuito del ricordo, ricco di stratificazioni segniche, che dal loro spazio irreale si fondono alle geometrie del presente dando vita ad una realtà dal sapore metafisico. 

Ed ecco che il fotografo, azionando l’otturatore della sua fotocamera tra le strade dell’Oltrarno fiorentino, congela delle sezioni di quotidiano, frammenti di realtà permeata di fantasmi del passato, inconsapevoli della loro enigmatica ritrovata immortalità, sospesa nell’atmosfera rarefatta della città natale della pittura metafisica. 

Istantanee di uno stato di superamento, dove le domande esigono risposte, soluzioni da ricercare in un altro spazio e in un altro tempo, colmo di icone spaesanti fuoriuscite da un dissotterrato vaso di Pandora, che invece di suggerire la soluzione sembrano togliere certezze a chi le osserva.

Franco Guardascione